E' da supporre che il falso in scrittura sia nato poco dopo la scrittura organizzata. La natura umana essendo quella che è, ci sarà stato qualche furbastro che avrà trovato il modo di ingannare il prossimo magari ancora al tempo delle tavolette di argilla scolpite con i caratteri cuneiformi; ed è anche probabile che qualcuno si sia messo a caccia del falsario. Ma di questo la storia non ha lasciato traccia.
Certamente la storia della perizia è più antica della grafologia. La troviamo menzionata da Giustiniano nel 539, mentre in Francia troviamo i primi scritti negli anni 1370. Le prime riflessioni sulla metodologia della perizia si possono datare nel 1569, anno nel quale un falsario imitò la firma del re. L'anno seguente sarà creato un diploma di "maestro scrivano giurato perito verificatore in scritture e firme". Un po' più avanti, nel 1666, Jacques Raveneau pubblicherà il suo "Traité des Inscriptions en Faux".
La perizia rimase "congelata" fino agli inizi del '900. Fu il clamoroso processo Dreyfus che, in Francia, negli ultimi anni dell'800, con il suo impatto politico-emotivo presso non soltanto i professionisti ma anche il grande pubblico, a mettere in luce la debolezza dei metodi finora utilizzati, in particolare il metodo calligrafico. Fu dunque la causa scatenante per orientare la ricerca in modo più scientifico. Nel 1927 Solange-Pellat pubblicherà le leggi della scrittura. Questi lavori saranno poi ampliati con Crépieux-Jamin, Klages, Saudek, Michaud, Locard, Humbert, Périot; ognuno aggiungendo un tassello ed aprendo la via ad un percorso innovativo con i progressi tecnici quali informatica, fotografia avanzata, laser, microscopia, ecc.
Riportiamo come Alain Buquet presenta la perizia grafica nel suo libro "L'EXPERTISE DES ECRITURES MANUSCRITES" (la perizia su scritture manoscritte) - Masson 1991 :
"La perizia su scritture richiede una formazione specifica complessa ed originale, una lunga esperienza pratica, delle qualità personali come il senso acuto dell'osservazione, la mente logica, il rigore scientifico. Non c'è metodo generale ma varie tecniche di approccio che sono in funzione della natura dei casi considerati : la perizia di un testamento, di una lettera anonima o di una firma non saranno trattate nello stesso modo. "
Il metodo calligrafico
E' stato il primo metodo utilizzato quando ancora non si erano focalizzate le leggi che regolano la scrittura. Detto metodo consiste nel confrontare morfologicamente due o più scritture e valutare la più o meno grande somiglianza fra di loro. Nel passato la perizia era affidata il più sovente ai "maestri di scrittura" o calligrafi confidando nella loro abilità a gestire il gesto grafico. Questo metodo, molto superficiale, può condurre ad errori grossolani : in effetti, il perito può non riconoscere un falso per imitazione (le forme si assomigliano), od al contrario disconoscere l'autenticità di uno scritto quando quest'ultimo è vergato in condizioni differenti dal documento di causa. Il metodo diventa ancora più aleatorio nel caso di lettere anonime.
Riportiamo per curiosità quanto diceva Giustiniano nel lontanissimo 539 a proposito di una perizia : La somiglianza delle scritture ci è molto sospetta : è un argomento che ci ha più volte ingannati; non saremmo a considerarlo finché non avremo prove migliori.
Ancora, nel 1666, nel suo trattato delle iscrizioni in falso, Raveneau confermava, parlando della forma delle lettere :
"non bisogna fermarci interamente per decidere della falsità o verità di un documento, perché è la cosa più facile da contraffare o da imitare".
La grafonomia
Questo metodo si basa sull'applicazione delle leggi naturali della scrittura. E' anche il metodo più vicino alla grafologia dalla quale si differenzia nel non considerare la personalità psichica o comportamentale dello scrivente.
La grafonomia considera le leggi della scrittura nei suoi aspetti di universalità : queste infatti sono legate al gesto grafico in generale e dunque indipendenti dagli alfabeti.
Le leggi della scrittura sono di importanza primordiale nel campo peritale. Ne faremo un capitolo a parte.
La grafometria
Il fine primo è quello di ridurre i margini di valutazione soggettiva e di errori insiti nella valutazione estimativa, il fine ultimo di pilotare l'operatore attraverso rilevamenti sistematici e standardizzati fino ad ottenere una fitta rete di quotazioni numeriche che consentono confronti tra dati omogenei giungendo così a formulazioni finali dimostrabili, controllabili e ripetibili.
Questo metodo si propone dunque di sviluppare una tecnica basata sui caratteri quantitativi proporzionali che definiscono una scrittura e che il falsario non modifica perché non evidenti. Locard mise a punto un metodo sfruttando i lavori di suoi predecessori (Frazer, Humbert, ecc) nella sua opera "les faux en écriture et leur expertise" (i falsi in scrittura e la loro perizia). Ma l'esperimento non fu dei più convincenti ed in pratica il suo metodo fu abbandonato. Tuttavia questo metodo che oggi è stato perfezionato ed aggiornato può risultare utile in certi casi come ad esempio nell'esame di scritture semitiche, di firme o di parafe di carattere informale.
Una nota in conclusione : fra i grafologi, si può considerare che Moretti sia stato il primo ad avere avuto un' ottica grafometrica con la misurazione matematica dei segni, pur non avendo strutturato un sistema basato esclusivamente sul risultato di componenti numeriche.
La grafologia
La grafologia ha un posto un po' anomalo nel campo peritale. In effetti, il grafologo esamina una scrittura per trarne un ritratto di personalità dell'autore, mentre il perito esamina la stessa scrittura per accertare chi ne è l'autore fra più soggetti possibili. La finalità dunque dell'esame è ben diversa. A questo punto possiamo dire che il perito non deve essere obbligatoriamente grafologo ma che la conoscenza della grafologia può dare "una marcia in più" se questa è utilizzata unicamente per la conoscenza approfondita e fine del gesto grafico. Il grafologo non attento può infatti scivolare nella tentazione d'introdurre considerazioni non attinenti all'esame puramente peritale e venire meno all'obiettività. Il grafologo deve dunque essere seriamente preparato al compito peritale e non credere mai che l'essere grafologo sia la patente per esercitare la perizia. Per questo ci vuole una preparazione e delle conoscenze ben specifiche.
Le tecniche peritali
Negli ultimi 30 anni si sono sviluppati considerevolmente i mezzi tecnici utilizzabili in perizia. Il perito moderno non solo non può ignorarli ma deve anche conoscere e sapere quando e come utilizzarli a seconda dei casi presi in considerazione.
Possiamo citare i mezzi informatici, il laser, le fibre ottiche, il microscopio, la fotografia, ecc.
Le tecniche falsarie
Sembra un controsenso, ma ritorna sempre molto utile al perito essere il più possibile al corrente delle tecniche utilizzate dai falsari per poter essere meglio in grado di smascherarli. Purtroppo questi hanno un'immaginazione fertilissima ed è molto difficile rimanere al passo con tutte le novità sempre più sofisticate.Questo è solo un breve esposto di quanto possa essere complesso il campo peritale se si vuole affrontarlo in modo competente e coscienzioso, nella consapevolezza della sua originalità e della sua finalità ben precisa.
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